L’occasione è la partecipazione della dott.ssa Nicoletta Reale, Presidente nazionale dell’Associazione A.L.I.Ce.” (punto di riferimento per le persone colpite da ictus e per le loro famiglie) all’evento “a porte aperte” organizzato dall’Ospedale San Pancrazio di Arco
Può esserci una nuova vita, dopo l’ictus.
Per affermare questo messaggio, tanto importante quanto ancora poco diffuso, l’Ospedale San Pancrazio Santo Stefano Riabilitazione di Arco, martedì prossimo, 29 ottobre, metterà a disposizione dei cittadini, per incontri informativi e screening, tutti i suoi professionisti impegnati quotidianamente nel riabilitare pazienti con postumi di stroke e consentire loro di recuperare la maggiore autonomia possibile nelle proprie attività quotidiane.
“La qualità della vita – dice il Direttore Scientifico del San Pancrazio, Prof. Alessandro Giustini - non deve rappresentare una chimera per la persona che ha avuto un ictus, ma un obiettivo realistico, raggiungibile e sostenibile. Obiettivi da perseguire anche nell’ottica della riduzione del carico assistenziale delle famiglie e del Sistema Sanitario Nazionale”.
Per celebrare questo importante appuntamento e per rinsaldare ulteriormente il legame con la nostra regione, sarà presente anche la dott.ssa Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia ODV, l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, che ha, tra i suoi scopi, quello di supportare il legame tra specialista-medico-volontario-famiglia e caregiver per favorire la persona colpita e il suo nucleo familiare.
“In occasione delle numerose iniziative messe in piedi dal San Pancrazio-Santo Stefano Riabilitazione per martedì prossimo – dice la Reale - intendiamo rilanciare l’importanza di costruire una rete, preziosa anche in Trentino Alto Adige, tra famiglie, pazienti, medici di medicina generale, farmacisti e Centri che si occupano di cura e neuroriabilitazione con gli obiettivi non solo di fornire le corrette informazioni circa la curabilità della malattia, il tempestivo riconoscimento dei primi sintomi (trattandosi di una patologia tempo–dipendente) e delle condizioni che ne favoriscono l’insorgenza, ma anche di fare da pungolo agli addetti alla programmazione sanitaria e tutelare i diritti dei pazienti ad avere gli stessi trattamenti in tutto il Paese”.
Il team del San Pancrazio che incontrerà i cittadini sarà composto da medici fisiatri, fisioterapisti, logopedista, neuropsicologa, infermieri e Oss. Ci sarà la possibilità di sottoporsi a screening gratuiti di rilevazione di alcuni parametri vitali, come la pressione arteriosa, la frequenza e il ritmo cardiaco e la saturazione dell’ossigeno nel sangue. Non mancherà la possibilità di sottoporsi con la neuropsicologa ad un rapido test di valutazione delle proprie capacità cognitive e di incontrare un tecnico ortopedico che illustrerà le applicazioni degli ausili e delle ortesi. Nella Struttura di via Damiano Chiesa 2, sarà inoltre presente l’associazione trentina ''Arcobaleno” che consentirà ai presenti di cimentarsi nell’attività di Nordic Walking nel parco che fa da cornice al San Pancrazio. A dare il benvenuto ai cittadini ci saranno la direttrice della Struttura, la dr.ssa Mia Masorgo, e il dr. Matteo Casarotto, responsabile dell’U.O. di riabilitazione motoria e neuromotoria.
“Parlare di prevenzione – dice il dr. Casarotto – significa parlare anche di virtuose abitudini di alimentazione, movimento e attività fisica, approfondimenti diagnostici. Daremo poi tutte le preziose
informazioni per riconoscere i sintomi dell’ictus, passaggio fondamentale per il successivo tempestivo trattamento precoce”.
Per prendere parte all’iniziativa ed entrare in uno dei gruppi, non è necessaria la prenotazione e, per
maggiori informazioni, è possibile telefonare al numero 0464-586200.
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Alcuni dati
Dicevamo della tanta vita che può esserci dopo l’ictus e del diritto del malato di ambire a recuperare
quanta più qualità della vita e autonomia attraverso la riabilitazione e un corretto reinserimento nel
territorio.
A fronte, infatti, dei dati che pongono l’ictus come terza causa di morte in Italia (dopo le malattie
ischemiche del cuore e le neoplasie), occorre anche aggiungere che dall’ictus si può uscire recuperando qualità della vita.
Se è vero, infatti, che il 10-20% delle persone colpite da ictus cerebrale muore entro un mese e un altro 10% entro il primo anno di vita, è vero anche che il 25% dei pazienti sopravvissuti ad ictus guarisce completamente. Il restante 75% di chi sopravvive, si ritrova con una qualche forma di disabilità e di questi, la metà non è portatore di un deficit tanto grave da causare la perdita di autosufficienza.
I dati di cui sopra sottolineano le conseguenze drammatiche dell’ictus, ma ci dicono anche molto altro ovvero che l’evento ictale non necessariamente va accostato ad una perdita ineluttabile della qualità della vita. A sottolinearlo è quel 25% dei casi di sopravvissuti che guariscono completamente, ma anche quel 75% dei casi su cui la riabilita
zione si impone di lavorare nel modo più efficace per consentire il recupero della qualità della vita e la rieducazione delle autonomie residue.
“E proprio su questo fronte – conclude il Prof. Giustini - la riabilitazione può fare davvero molto”.