Il nostro Paese è primo in Europa dopo il via libera di Ema ad aver reso disponibile il trattamento che riduce drasticamente da 365 a 52 le iniezioni ogni anno con benefici attesi di aderenza alle cure e impatto ambientale
I punti chiave
Una svolta concreta nella vita di un milione e 300mila italiani con diabete mellito di tipo 2 e di tipo 1: d’ora in poi potranno passare da 365 iniezioni a 52 iniezioni di insulina l’anno. Questo, grazie al fatto che l’Italia ha approvato, Paese apripista in Europa dopo il via libera arrivato da Ema un anno fa, la prima insulina basale settimanale al mondo indicata per il trattamento del diabete negli adulti, prodotta dalla multinazionale con sede in Danimarca Novo Nordisk.
Con risultati concreti innanzitutto per la qualità di vita di almeno un 30% dei 4 milioni di diabetici presenti in Italia ma anche in termini di aderenza terapeutica e di sostenibilità ambientale con una riduzione stimata da Altems di 865 tonnellate di Co2 in cinque anni, grazie al crollo del numero di “penne” utilizzate per la somministrazione del farmaco.
Italia prima in Europa
«Porre il paziente al centro come ci prescrive l’articolo 32 della Costituzione, semplificare l’aderenza alle terapie e garantire un’innovazione sostenibile sono priorità fondamentali nelle politiche sanitarie del nostro Governo, a tutela del diritto di accesso ai farmaci per tutti i cittadini e in un contesto demografico caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione e dalla crescente incidenza delle patologie croniche», ha spiegato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato intervenendo a Roma alla presentazione della novità terapeutica. «Il fatto che l’Italia sia il primo Paese al mondo a rendere disponibile questa innovazione a carico del Servizio sanitario nazionale testimonia la forza di una collaborazione virtuosa tra istituzioni, politica, industria, comunità scientifica e associazioni dei pazienti, unite per migliorare la qualità di vita dei cittadini. È anche la conferma della solidità e dell’eccellenza del sistema farmaceutico e regolatorio italiano nel panorama internazionale», ha detto ancora.
Mentre Alfredo Galletti, Vice President e General Manager Novo Nordisk Italia, ha spiegato che «il processo di accesso a livello regionale sta andando molto velocemente grazie alla grande attenzione che c’è anche a livello locale per questa innovazione, che è quindi già disponibile per oltre il 70% dei pazienti italiani. Nel più breve tempo possibile contiamo di arrivare al 100 per cento, grazie alla piena comprensione dell’impatto di questa importante sfida di salute pubblica», ha concluso il manager.
Una «battaglia di civiltà»
Per il vicepresidente del Senato Giorgio Mulè quella di contrasto al diabete si configura come «una battaglia di civiltà». L’Italia, ha ricordato, sta procedendo su una strada virtuosa di contrasto a grandi cronicità e «ha avuto un approccio pionieristico nel mondo già con la legge 130 del 2023 sullo screening pediatrico da zero a 17 anni per il diabete di tipo 1 e la celiachia. Il progetto pilota in cinque regioni - ha annunciato poi - si è concluso con oltre 5mila casi “screenati” con una percentuale di positività molto elevata: entro la fine dell’anno arriveranno linee guida su base nazionale per partire al massimo a inizio 2026 in tutta l’Italia». Oggi, «rendere rimborsabile la prima insulina settimanale - ha sottolineato Mulè - pone l’Italia ancora una volta in una posizione di eccellenza per quanto riguarda le priorità di salute in tema di cronicità».
Cosa cambia per i pazienti
Ma cosa cambia concretamente per i pazienti e per la gestione delle cure, con la novità dell’insulina basale settimanale? Se fino a oggi la terapia insulinica ha comportato almeno un’iniezione al giorno, con ricadute sulla sfera personale, sociale e lavorativa, il cambio di passo è drastico. Come spiega la presidente Fand - Associazione italiana diabetici, Manuela Bertaggia: «L’introduzione della prima insulina settimanale rappresenta un passo significativo: riducendo le iniezioni annuali da 365 a sole 52, offre una gestione più flessibile della malattia. È una concreta risposta per chi vive il diabete può aiutare a migliorare l’aderenza terapeutica e contribuisce a ridurre il carico mentale associato alla malattia cronica».
Si stima che il 50% dei pazienti ritardi di oltre due anni l’avvio della terapia insulinica e su questa alta percentuale incide purtroppo l’“inerzia terapeutica” dei medici prescrittori, come ha ricordato il presidente dell’Associazione medici diabetologi (Amd) Riccardo Candido. In Italia, secondo i dati un paziente su tre non è ancora trattato con insulina, nonostante valori di HbA1c ≥9%. «Bisogna poi considerare - prosegue il presidente Amd - che l’insulina a somministrazione settimanale rappresenta, per le persone con diabete, la prima grande innovazione farmacologica dopo più di un secolo, cioè dalla scoperta dell’insulina stessa, e quindi è una grande opportunità che può consentire un percorso di cura più semplice e più efficace, e quindi, in definitiva, più salute e miglior qualità di vita per le persone con diabete».
L’attesa per l’innovazione era alta, stando a uno studio secondo cui oltre il 90% di medici e pazienti ha espresso il desiderio di poter evitare le iniezioni giornaliere. Un auspicio non banale: il ritardo nell’avvio del trattamento insulinico espone inoltre a un rischio aumentato di complicanze gravi come infarto (+67%), insufficienza cardiaca (+64%), ictus (+51%), nefropatia (+18%), neuropatia (+8%) e retinopatia (+7%) .
La priorità: accesso in tutte le Regioni
«I dati sul profilo di sicurezza ed efficacia del nuovo prodotto sono ottimali - ha affermato Raffaella Buzzetti, presidente della Società italiana di Diabetologia (Sid) e presidente Federazione Società diabetologiche Italiane (Fesdi), ma la svolta è nella compliance: pensiamo a un giovane condizionato nella propria vita sociale dalla somministrazione giornaliera o alle persone anziane, in difficoltà magari per l’assunzione di politerapie. Ora - ha aggiunto - bisogna garantire un accesso equo e veloce a vantaggio di tutte le persone con diabete, garantendo inoltre una piena fiducia nel suo utilizzo da parte della classe medica. La Lombardia è stata la prima - ha spiegato ancora Buzzetti - seguita da molte regioni, tra cui Lazio, Toscana, Emilia Romagna. Mentre altre, soprattutto al sud, devono ancora avere l’ultimo via libera, come Sardegna, Sicilia, Calabria. Dobbiamo fare in modo che arrivi presto a tutti, colmando queste differenze».
Negli studi clinici di fase 3, l’insulina settimanale ha permesso una riduzione della glicemia (misurata come variazione dell’HbA1c) rispetto all’insulina basale giornaliera favorendo il controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo 21,4. L’introduzione in Italia della prima insulina settimanale rappresenta quindi un cambiamento significativo nella gestione del diabete.
Fonte: ilsole24ore.com articolo di Barbara Gobbi 10 giugno 2025