Proteggere donne incinte e minori dal fumo passivo è una posizione che vede il MOHRE in prima linea dalla sua nascita, data la sua identità di Osservatorio. Come tale però non si limita ad osservare ma a studiare, interpretare e capire.
Proteggere donne incinte e minori dal fumo passivo è una posizione che vede il MOHRE in prima
linea dalla sua nascita, data la sua identità di Osservatorio. Come tale però non si limita ad
osservare ma a studiare, interpretare e capire. Proprio per questo, pur comprendendo il motivo
della recente proposta in tema di divieti avanzata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, con l’
assimilazione dei prodotti di nuova generazione (sigarette elettroniche e tabacco riscaldato) alle
tradizionali sigarette, emerge la necessita fare chiarezza. In base ai dati scientifici oramai
consolidati e confermati nel tempo è evidente che vi sono profonde differenze in questo ambito.
Sia chiaro, la soluzione ottimale resta sempre e comunque la cessazione totale da qualsiasi
prodotto contenente nicotina ma, in realtà, tali prodotti se utilizzati correttamente e non come
strumenti per aggirare i divieti di fumo, possono rappresentare una valida alternativa a rischio
ridotto rispetto alle tradizionali sigarette
Se quindi ‘non esiste un fumo sano’ va però anche chiarito che le modalità di consumo e i prodotti
‘non sono tutti uguali’ specialmente per ciò che attiene i profili di rischio. La combustione
rappresenta infatti il fattore principale nella produzione delle oltre 4.500 sostanze tossiche
sprigionate dal fumo di sigaretta. Si dice infatti che “si fuma per la nicotina.... ma si muore
soprattutto per gli effetti della combustione”. Nei prodotti a rischio ridotto invece la combustione
è assente e questo riduce significativamente l’impatto sulla salute di tali prodotti. Nel caso dei
fumatori incalliti si tratta di un consumo della nicotina ‘responsabile’ per ridurre i rischi per sé e
per gli altri.
Il rischio che si corre a trattare allo stesso modo due categorie di prodotti così differenti fra loro
significa in sintesi:
-Non riconoscere il potenziale rischio ridotto di tali prodotti e la loro utilità nella lotta al tabagismo;
-Mortificare, disincentivare e creare disinformazione nei confronti di chi è già passato a tali
prodotti e di chi vorrebbe tentare di intraprendere questo percorso
Questo non vuol dire autorizzare un utilizzo scriteriato dei prodotti di nuova generazione ma
semplicemente regolarli in modo ponderato, tenendo in considerazione il primario diritto alla
salute dei minori, dei non fumatori e delle categorie più fragili senza ignorare però le esigenze di
chi è caduto nella trappola della dipendenza e non riuscendo ad uscirne necessita di una politica di
aiuto.
La nicotina è la responsabile della dipendenza ma ha effetti minori sulla salute rispetto alla
tossicità da combustione e soprattutto è parte della soluzione quando il fumatore tenta di
smettere. Questa sostanza, infatti, viene usata come ‘terapia sostitutiva’ sotto forma di gomme,
spray, cerotti.
In molti paesi anglosassoni, Gran Bretagna in primis, ma anche Nuova Zelanda e Filippine, il
passaggio alla sigaretta elettronica in pochi anni ha diminuito l’incidenza dei tumori e viene
consigliata dai medici nell’ambito del counseling quando il paziente sia refrattario alla cessazione e
gli venga fatta una diagnosi grave. In Italia invece, una buona parte dei fumatori continua a fumare
dopo una diagnosi oncologica o dopo un evento cardiovascolare acuto, a causa di un
atteggiamento che considera il fumatore non un soggetto con una dipendenza ma come quello che
ha un ‘vizio’ e che quindi ‘se l’è cercata’. E da trent’anni non abbiamo più morti di eroina per le
strade quando sono state introdotte misure di riduzione del danno come la somministrazione di
metadone ecc.
Vorremmo ricordare infine che anche le cinture di sicurezza in auto e l’obbligo di indossare il casco
in moto e in bici sono strategie di riduzione del rischio, ma che a nessuno è mai venuto in mente di
suggerire di indossare il casco in casa per prevenire le cadute domestiche. Questo solo per
suggerire che ogni misura deve essere calata nella realtà e che non ci sono evidenze di alcun tipo
che esista un vapore ‘passivo’.
Una revisione di letteratura pubblicata di recente sul Journal of Community Medicine Public Health
Care, ha confermato come le politiche basate sui divieti portano benefici ai non fumatori ma “sui
fumatori non funzionano, anzi aumentano morbilità e costi a carico dei tabagisti”. Che, in quanto
affetti da una dipendenza, come dichiarato dall'UE, vanno aiutati con strumenti diversificati.
Come medici, scienziati ed esperti di comunicazione abbiamo analizzato la letteratura
internazionale e i dati italiani: se la legge Sirchia ha avuto l’immenso merito di proteggere i non
fumatori ma oramai da molti anni il numero di fumatori è rimasto sostanzialmente stabile.
Altrettanto inefficaci si sono rivelati gli annunci e le foto shock sui pacchetti. Una ricerca americana
considerata letteratura consolidata insieme agli studi sul ‘nudge’ (Kahnemann, Cass e Sustein),
hanno confermato che divieti, sanzioni negative e multe sono semplicemente inefficaci e vengono
facilmente ignorati. Con i fumatori, che hanno problematiche sanitarie e sociali del tutto peculiari,
bisogna parlare e trovare un punto di incontro quello che chiamiamo ‘proposta ricevibile’.
Fonte: Sole 24 Ore sanità articolo di Fabio Beatrice* e Johann Rossi Mason** 25/01/2023
*Direttore Scientifico del Board del MOHRE
*Direttore dell’Osservatorio