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Ictus: ecco perché negli anziani la prognosi è peggiore

Ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano hanno descritto su Nature Immunology un meccanismo caratteristico dell’ictus ischemico negli anziani. I neutrofili immaturi peggiorano il danno. Lo studio apre la strada a nuove terapie

24 Maggio 2023

L’ictus ischemico negli anziani ha caratteristiche specifiche. I ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano hanno infatti descritto su Nature Immunology un tratto distintivo della patologia cardiovascolare legato all’età avanzata.

La scoperta nasce da studi condotti su animali. I ricercatori hanno osservato nel dettaglio l’ictus cerebrale ischemico in modelli murini di età differente grazie a sofisticate tecnologie di imaging molecolare e di genomica. Nell’analizzare i risultati, è emerso che i topi anziani presentavano una sottopopolazione anomala di neutrofili, cellule che fanno parte dei globuli bianchi del sangue. Queste cellule erano infatti immature e di conseguenza nocive.

I neutrofili dei topi anziani venivano rilasciate precocemente dal midollo osseo, a causa della loro immaturità, e si accumulavano in eccesso nell’area cerebrale colpita aggravando il danno ischemico, con un aumento conseguente del rischio di disabilità e mortalità. Questo processo, definito “granulopoiesi abnorme”, è stato osservato anche negli esseri umani in età avanzata.

«Recentemente l’Ospedale San Raffaele ha lanciato un programma strategico pluriennale di ricerca biomedica all’interno del quale gioca un ruolo preminente l’ambito finalizzato a studiare l’invecchiamento. Combinando expertise di ricerca e di clinica ci proponiamo di comprendere in maggior dettaglio non solo i meccanismi legati l’invecchiamento ma anche come tali meccanismi possono favorire o addirittura determinare l’insorgere di tante gravi malattie, tra cui le malattie cerebrovascolari e neurodegenerative. Questo risultato è uno dei frutti concreti di questo programma perché, non solo partendo dall’osservazione sperimentale disegna le basi per sviluppare nuove e più efficaci strategie terapeutiche, ma anche perché ci fa intravedere una delle possibili strade da percorrere per garantire un avanzare degli anni in buona salute e liberi da malattie» spiega Gianvito Martino, direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

Che l’ictus ischemico, dovuto a un insufficiente apporto di sangue al cervello, abbia una prognosi più sfavorevole nella popolazione anziana è un dato noto. Ma finora non era chiaro il meccanismo che spiegasse l’impatto negativo dell’età. Studi precedenti avevano descritto il peggiore esito in termini di disabilità e mortalità dopo ischemia cerebrale in animali anziani.

«Proprio come avviene nell’uomo, la disabilità nel topo dopo ischemia cerebrale aumenta con l’avanzare dell’età e si assiste a una maggiore mortalità e difficoltà di recupero. Sapevamo anche che l’invecchiamento causa alterazioni del sistema immunitario, in particolare della capacità da parte del midollo osseo di produrre meno linfociti e più neutrofili, ma oggi con questo lavoro abbiamo compreso la causa e il meccanismo», spiega Marco Bacigaluppi, neurologo e ricercatore.

I ricercatori hanno osservato in laboratorio la diversa risposta infiammatoria successiva all’ischemia all’interno del tessuto cerebrale del topo anziano e giovane e, utilizzando tecnologie di trascrittomica a singola cellula e citofluorimetria multicolore ad alta definizione, hanno potuto individuare l’aumento nei topi più anziani di specifiche sottopopolazioni di neutrofili immaturi con caratteristiche pro-infiammatorie e pro-trombotiche.

I neutrofili sono cellule del sistema immunitario prodotte dal midollo osseo, con molteplici e differenti funzioni: possono svolgere un ruolo fondamentale nel combattere le infezioni ma in alcune situazioni specifiche possono anche peggiorare un danno.

In condizioni normali, una volta mature, queste cellule migrano nel sistema sanguigno per proteggere l’organismo dagli agenti estranei, soprattutto infettivi. In caso di ictus ischemico, vengono richiamate in emergenza nella sede del danno cerebrale per riparare il danno. Nell’individuo anziano, tuttavia, i neutrofili non riescono a completare la maturazione nel midollo e migrano quando sono ancora immaturi. In queste condizioni però tendono ad accumularsi in sovrannumero nella sede del danno causando un peggioramento alla microcircolazione cerebrale (peggiore riperfusione) e di conseguenza un aggravamento dell’ictus.

Per avere la conferma del ruolo chiave dei neutrofili immaturi nell’ictus degli anziani, i ricercatori hanno “ringiovanito” il midollo osseo dei topi più vecchi, prima dell’ischemia cerebrale, e hanno visto che tale procedura è stata in grado di ripristinare la normale granulopoiesi, migliorando l’esito dell’ictus.

«Questo e ulteriori studi molecolari e funzionali sulla differenziazione dei neutrofili apriranno la strada allo sviluppo di approcci efficaci e selettivi per riequilibrare la granulopoiesi che avviene nella popolazione anziana allo scopo di interferire tempestivamente con l’insorgenza di sottoinsiemi patogeni di neutrofili» spiega Bacigaluppi.

L’obiettivo di studi futuri, e già in parte in atto, sarà quello di sviluppare molecole specifiche che interferendo con i meccanismi molecolari identificati possano normalizzare la granulopoiesi abnorme.

Fonte: HealthDesk articolo di redazione 15 maggio 2023

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