La diversità tra uomo e donna può riflettersi anche in diverse condizioni di salute. Le donne, per esempio, soffrono di depressione da due a tre volte più degli uomini, non solo per fattori biologici ma anche sociali, come il multitasking femminile e il conseguente stress e la violenza di genere. Al contrario, le malattie cardiovascolari, considerate quasi esclusivamente appannaggio del sesso maschile (in effetti ne è più colpito rispetto alle donne: 4,9 rispetto a 3,5%), sono la prima causa di morte delle donne (48% contro 38% per gli uomini). Alla base, c’è innanzitutto un impatto maggiore di alcuni fattori di rischio, come fumo e diabete che ne causa una prognosi peggiore. Sebbene le donne fumino mediamente meno, a loro basta fumare un terzo delle sigarette dell’uomo per avere lo stesso rischio cardiovascolare; inoltre, la donna con diabete ha un rischio cardiovascolare superiore del 44% rispetto all’uomo con pari compenso glicemico. Anche la maggior prevalenza femminile di malattie autoimmuni ed endocrine, depressione e stress associato al nuovo ruolo sociale della donna concorrono al maggior impatto delle malattie cardiovascolari.
Sono alcuni dati dal Libro bianco Dalla Medicina di genere alla Medicina di precisione, realizzato da Fondazione Onda grazie al supporto di Farmindustria e presentato mercoledì 27 novembre a Roma.
«La Medicina di genere si basa sulle diverse caratteristiche biologiche – commenta Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda - ma anche fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che l’attitudine alla prevenzione di uomini e donne. La Medicina di genere non va intesa come una branca della Medicina, ma come un approccio da applicare a tutte le discipline mediche, tra le quali anche la Medicina del lavoro».
Nel nostro Paese è presente la rete italiana per la Medicina di genere, nata dall’alleanza del Centro studi nazionale su salute e medicina di genere con il Centro di riferimento sulla Medicina di genere dell’Istituto superiore di sanità e il Gruppo italiano salute e genere (Giseg), che promuove attività informative e formative, facendo dell’Italia uno tra i Paesi con una maggiore sensibilità al tema. Un ulteriore elemento che pone il nostro Paese all’avanguardia in Europa, è l’adozione del Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di genere, nato dall’impegno congiunto del ministero della Salute e del Centro dell’Iss. «Dalla pubblicazione del Piano nel maggio 2019 – dice Raffaella Michieli, della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) di Venezia - nasce una nuova era per l’effettiva attuazione di strategie atte a contrastate le differenze di genere nella salute».
Per Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, «la frontiera della ricerca farmaceutica» è mettere a punto «cure sempre più mirate e personalizzate, per la donna e per l’uomo». Non per nulla, aggiunge, «oggi il 42% dei medicinali in sviluppo è indirizzato alla medicina di precisione, percentuale che sale al 73% considerando solo quelli antineoplastici. Ecco perché è importante partire dallo studio delle differenze di genere per arrivare a risposte cucite su misura sulla specifica persona».
Fonte: HealthDesk redazione 28 novembre 2019