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Italiani ben disposti alla prevenzione, meno a condividere i dati sulla propria salute

03 Aprile 2019

L'indagine

Gli italiani fanno passi avanti sulla prevenzione (il 62,6% ha fatto esami di propria iniziativa negli ultimi cinque anni e il 91% è favorevole agli screening), ma non sono ancora del tutto pronti alla medicina predittiva e partecipativa; il 59,4% degli intervistati è infatti contrario alla condivisione dei dati sulla propria salute e l’uso del mobile health risulta ancora molto limitato: solo il 7,6% usa app mediche e il 14,3% usa lo smartphone per monitorare la propria salute. Disposti a personalizzare i dispositivi medici anche di tasca propria (38%), gli italiani sono culturalmente indecisi sulla medicina predittiva: i giovani di 18-35 anni sono quelli più a favore di test che predicono patologie più o meno gravi, mentre gli over 55 sono i meno pronti a questo cambio di paradigma.

Sono alcuni risultati dell'indagine Tech4Life, presentata lo scorso 28 marzo da Confindustria-Dispositivi medici.

Dal sondaggio risulta che ben più della metà (57,1%) degli italiani cercano su internet informazioni sulla propria salute e al tempo stesso rinunciano alle cure per motivi economici (71,8%), considerando “dottor Google” una reale alternativa, per cui la gratuità della rete spesso sostituisce le spese necessarie per il medico. La navigazione in internet avviene soprattutto per approfondire le nozioni su cure e terapie (55,9%) e fare diagnosi sul proprio stato di salute (54,5%). Gli internauti della salute sono per lo più maschi, tra i 18 e i 36 anni e del Sud, caratteristica che segnala, come per altri aspetti dell’indagine, una frattura generazionale e territoriale in fatto di salute.

«I cittadini devono essere informati in modo corretto sulle tecnologie mediche a beneficio della propria salute - auspica il neopresidente eletto della Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti - e sulle possibilità di miglioramento della qualità della propria vita che la nuova medicina offre loro. Per questo con l’indagine Tech4life abbiamo voluto fare un punto sulla consapevolezza degli italiani del valore delle tecnologie e delle nuove frontiere della medicina. Vogliamo favorire la divulgazione coinvolgendo il mondo scientifico e le Istituzioni, che svolgono un ruolo cruciale in questo processo. Dobbiamo fare in modo – conclude - che l’informazione corretta ed equilibrata sulle nuove possibilità di prevenzione e cura diventi sempre più centrale soprattutto sul web, dove le persone cercano sempre più spesso la risposta ai propri bisogni di salute».

L'identikit dell’internauta della salute. Chi almeno una volta ha consultato il web per una qualche ragione collegata al tema salute presenta un duplice volto. Da un lato, è caratterizzato dalla giovane età: quattro giovani 18-34enni su cinque (76%) hanno navigato in rete per un parere o un approfondimento; questa pratica cala drasticamente con l’età, fino a raggiungere il 38,4% fra gli over 55. Dall’altro lato, però, internet è fruito in misura maggiore da chi è deprivato economicamente e ha dovuto rinunciare a fare esami per scarsità di risorse (71,8%), in particolare da chi risiede nel Mezzogiorno (61,6%).

Medicina preventiva. Negli ultimi cinque anni, la forma di prevenzione maggiormente diffusa senza il sollecito da parte di medici o di personale sanitario è costituita dalle analisi del sangue (67,1%), seguita dalle visite mediche specialistiche (63,8%). Un minor grado di preferenza è invece riservato ai test diagnostici come pap-test o mammografie (54,7%). Circa un terzo degli italiani (37,4%) appare meno propenso a sottoporsi a esami preventivi autonomamente. Sono le donne le più orientate alla prevenzione (65,9%), ma anche gli abitanti del Centro Italia (67,2%) e quanti accedono a internet per conoscere aspetti legati alla propria salute (68,6%).

Medicina predittiva. In generale, circa un decimo degli italiani (fra il 7 e l’11%) si è già sottoposto a una prova per qualche patologia o una malattia grave. Poco più di un terzo (36%) le vorrebbe sostenere, ma ancora non le ha fatte. Per contro, poco meno della metà (fra il 43 e il 46%) si dichiara contrario e un decimo (fra l’8 e il 10%) non sa esprimersi. Dunque, gli italiani, di fronte alla possibilità di predire l’eventuale insorgere di una malattia più o meno grave si dividono in parti quasi omogenee. I “disponibili” (48,5%) verso la medicina predittiva sono costituti soprattutto dalle generazioni più giovani (55%, 18-34enni), da chi accede a internet per consultare le questioni legate alla salute (55,9%) e quanti si dimostrano attivi nel realizzare autonomamente test ed esami clinici (53,3%).

Medicina partecipativa. Il dispositivo più utilizzato è lo smartphone (14,3%) presumibilmente per il suo impiego nella vita quotidiana come oggetto per comunicare oltre che per monitorare i propri livelli di attività fisica e in generale di controllo della salute. Solo il 7,6% della popolazione utilizza però un’app per monitorare la propria salute o per curarsi e una quota ancora inferiore (2%) non l’usa personalmente, ma conosce qualcuno che le utilizza.

La maggioranza degli interpellati, infine, è indisponibile (59,4%) a condividere i propri dati personali. I più “favorevoli” (40,6%) sono soprattutto le generazioni più giovani (49,6%, 18-34enni), chi dichiara di avere un buono stato di salute (42,1%), quanti frequentano abitualmente internet per informarsi sui temi della salute (47,2%), gli abitanti del Centro (41,5%) e del Mezzogiorno (45,7%).

Fonte: HealthDesk articolo di redazione 30 marzo 2019

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