L’obesità in tarda età non accorcia la vita, ma riduce il numero di anni passati in buona salute.
Una persona intorno ai 60 anni con un indice di massa corporea molto superiore alla norma vivrà tanto a lungo quanto una persona dal peso normale, ma la sua qualità di vita inizierà a essere compromessa molto prima. La ridotta funzionalità degli arti inferiori e superiori rende infatti difficile compiere una serie di attività quotidiane che invece non costituiscono un problema per i coetanei con meno chili addosso.
È lo scenario dipinto dagli autori di uno studio pubblicato sull'International Journal of Obesity che hanno analizzato i dati di circa 3.500 abitanti di Singapore con più di 60 anni di età. I partecipanti sono stati divisi in quattro categorie in base all’indice di massa corporea (sottopeso, normopeso, pre-obesità, obesità). E per ogni categoria è stata valutata l’associazione con la qualità di vita degli anni successivi, misurata in base alla funzionalità fisica e alla capacità di svolgere le attività di tutti i giorni.
I ricercatori hanno utilizzato 9 azioni che coinvolgono le braccia e le gambe come parametro per valutare le limitazioni della funzionalità fisica. Tra cui, per esempio, camminare in modo continuato per 200-300 metri, salire 10 gradini senza fermarsi o sollevare le mani sulla testa. Chi non riesce a portare a termine queste semplici attività dimostra di avere una ridotta capacità di movimento degli arti superiori e inferiori.
Per valutare la possibilità di svolgere le normali azioni quotidiane, invece, sono state individuate 13 attività come indicatori di benessere, tra cui lavarsi, vestirsi, mangiare, dedicarsi ai lavori domestici, assumere correttamente le medicine o prendere i mezzi di trasporto pubblici.
Dall’indagine è emerso che una persona di 60 anni affetta da obesità avrà 6 anni di vita in più, tra quelli rimanenti, condizionati dalle limitazioni nelle funzionalità fisiche e 5 anni in meno senza questi problemi in confronto alle persone della stessa età con un peso nella norma. Ugualmente, per quanto riguarda le limitazioni delle attività quotidiane, le persone obese potrebbero aspettarsi 3,5 anni in più con forti limitazioni e 3,5 anni in meno senza limitazioni rispetto ai coetanei con indice di massa corporea normale.
I ricercatori hanno osservato che lo stesso schema si ripete anche per le persone più anziane, di 70 o 80 anni, indipendentemente dal genere, dal gruppo di etico di appartenenza e dal livello di istruzione.
È da molto tempo oramai che la prevenzione si fa con la bilancia alla mano. La lista delle patologie a cui sono associati i chili di troppo è lunga: dal diabete, alle malattie cardiovascolari, all’ipertensione e anche al cancro. Questo studio concentra l’attenzione su un effetto non meno grave, come quello della perdita di autonomia degli anziani, un fenomeno che pesa moltissimo sulla società e sulla sanità dei Paesi più colpiti da questa epidemia di sovrappeso che non accenna a fermarsi.
Il tema è di tale interesse che i ricercatori hanno già avviato un secondo studio dello stesso tipo condotto su persone più giovani, con 8 o 9 anni in meno rispetto ai primi partecipanti. In modo da poter osservare come gli effetti del sovrappeso sulla qualità di vita cambino nel corso del tempo.
«Il nostro studio suggerisce che i sistemi sanitari, i servizi sociali e gli organismi della comunità destinati alle popolazioni anziane devono continuare a concentrarsi sulla promozione del peso corretto e sul mantenimento delle capacità fisiche per aumentare il numero di anni passati in buona salute», ha dichiarato Chan Wei-Ming Angelique, coautore dello studio.