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Malattie cardiache: i giovani non credono nell’utilità della prevenzione

La maggior parte dei giovani è convinta che la prevenzione non serva a molto e che i comportamenti non influenzino la salute cardiovascolare. Lo dimostrano i dati di un un’indagine su 10mila studenti di età compresa tra i 12 e 19 anni, condotta dall’Associazione Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD, in collaborazione con la Fondazione A. De Gasperis di Milano. I risultati dell’indagine sono stati rilanciati e accolti con preoccupazione dagli esperti della Fondazione “Il Cuore Siamo Noi”, in occasione della giornata dedicata alla lotta ai fattori di rischio prevenibili.

22 Giugno 2023

Stando ai risultati dell’indagine dal 2019 a oggi la percentuale dei ragazzi che non credono esistano comportamenti idonei a prevenire le malattie cardiovascolari è aumentata dal 30 a oltre il 45 per cento. Dimezzata invece la percezione della gravità delle patologie cardiache: in calo dal 30 al 16 per cento tra quelle che causano maggior mortalità, tanto che i giovani ritengono il cancro ben quattro volte più mortale.

«Il Covid e la complessa situazione in cui i giovani si sono ritrovati a vivere in questi anni, hanno ridotto la fiducia dei ragazzi verso la prevenzione cardiovascolare e anche la percezione della diffusione e della gravità delle malattie cardiache, spingendoli ad abbassare la guardia, anche perché l’emergenza sanitaria ha determinato la sospensione delle campagne di prevenzione cardiovascolare. Tutto ciò ha comportato un eccesso di cibo compensativo, maggiore sedentarietà, aumento del consumo di alcol e fumo, tutti elementi che mettono a rischio la salute del cuore, quando buona parte delle malattie cardiovascolari sono prevenibili seguendo corretti stili di vita che dovrebbero essere messi in pratica sin dall’adolescenza», commenta Francesco Barillà, presidente della Fondazione “Il Cuore Siamo Noi”, professore Associato di Cardiologia e Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare all’Università Tor Vergata di Roma.

I dati più allarmanti sul peggioramento degli stili di vita, in particolare dei più giovani, riguardano in primis il fumo: il 37,5 per cento dei ragazzi di età compresa tra 14 e 17 anni ha già avuto contatto con il tabacco (dati ISS). Ancora più preoccupanti le cattivi abitudini relative a dieta ed attività fisica. Uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostra che l’88 per cento dei giovani italiani di età compresa tra gli 11 e i 17 anni non raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati e sono meno del 10 per cento quelli che arrivano a un’ora al giorno. Sul fronte dell'alimentazione non va meglio: 3 su 10 non fanno la prima colazione con un eccessivo consumo di snack, bevande gassate e zuccherate, mentre solo una parte residuale consuma porzioni adeguate di frutta (17%) e di verdura (13%).

«Tutti questi comportamenti non fanno che esporre i ragazzi a rischi cardiovascolari molto seri una volta diventati adulti. Ma è proprio partendo da corretti stili di vita, troppo spesso sottovalutati in particolare dai giovani, che si può invertire questo trend», sottolinea Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC, professore di Cardiologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare all’Università di Napoli Federico II.

Fonte: HealthDesk redazione 25 maggio 2023

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