La Fibrillazione Atriale – alterazione del ritmo
cardiaco che colpisce 9,6 milioni di persone in Europa – si associa ad un
rischio globale di incorrere in un ictus cerebrale 5 volte maggiore rispetto
alla popolazione che non soffre di questa patologia. Rischio che aumenta in
modo esponenziale con il progredire dell’età, con tutte le conseguenze che ne
derivano in termini di mortalità, disabilità ed inevitabilmente di costi per il
nostro Sistema Sanitario.
Per esercitare misure preventive adeguate, l’elemento cruciale diventa
l’applicazione di un efficace regime terapeutico, attraverso una terapia
anticoagulante. Tuttavia in Italia si registra un sottotrattamento dei pazienti
affetti da Fibrillazione Atriale, dovuto principalmente ai limiti della
profilassi farmacologica finora utilizzata (antagonisti della vitamina K), che
presenta alcune difficoltà di gestione come la necessità di frequenti controlli
ematologici per l’aggiustamento del dosaggio, interazioni con alimenti ed altri
farmaci.
Recentemente, tuttavia, sono disponibili anche in Italia nuovi rimedi
terapeutici, i Nuovi Anticoagulanti Orali più maneggevoli e sicuri, in grado di
venire incontro alle esigenze di medici e pazienti.
Spezzare la relazione tra Fibrillazione Atriale ed ictus, inquadrare
correttamente questa patologia, rendendola terreno comune di conoscenza anche
nell’ambito di altre specialità, altrettanto partecipi della gestione di queste
problematiche (neurologi, internisti, MMG, ecc.), soprattutto alla luce della
recente introduzione della nuova classe farmacologica (che accanto al vantaggio
di non necessitare di frequenti controlli ematologici, è più efficace degli
antagonisti della vitamina K e riduce il rischio di sanguinamenti), inserendola
nel contesto della vita reale del paziente.
Questi, in estrema sintesi, i temi trattati nel corso dell’evento dal titolo
“Universo Trombosi. Rompere il legame tra fibrillazione atriale & ictus.
Consigli d’autore” in corso il 25 febbraio 2014 in 10
città italiane, collegate in contemporanea tra di loro, promosso da ANMCO -
Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri e da AIAC – Associazione
Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione. L’incontro, accreditato ECM, è
realizzato con il supporto di Bayer S.p.A. e vede la partecipazione di oltre
1.200 partecipanti tra cardiologi e internisti e 150 tra moderatori e relatori,
esponenti autorevoli della cardiologia italiana.
“Gli aspetti più rilevanti sono quelli legati allo storico sottoutilizzo della
terapia anticoagulante nei pazienti con Fibrillazione Atriale – dichiara
Francesco Bovenzi, Presidente ANMCO e Direttore della Cardiologia dell’Ospedale
‘Campo di Marte’ di Lucca - Anche se con la nuova classe terapeutica ci
aspettiamo una maggior copertura, ad oggi permane un’elevata percentuale di
soggetti che non esegue alcun tipo di profilassi o viene sottoposto a
trattamento con antiaggreganti piastrinici, che hanno dimostrato di non
proteggere completamente dall’eventuale insorgenza di fenomeni tromboembolici,
e di avere un eguale rischio emorragico rispetto agli altri anticoagulanti.
Percentuale che globalmente può arrivare al 40%”.
“I nuovi farmaci - continua Bovenzi – sono più semplici da utilizzare, dato che
non richiedono frequenti controlli ematici, sono somministrati a un dosaggio
fisso, facilitando l’aderenza alla terapia, hanno scarsissima probabilità di
interazioni con alimenti o altri farmaci, presentano ridotto rischio di
emorragie cerebrali rispetto al warfarin. Ciononostante, ad oggi, solo il 6%
dei pazienti è curato con essi, probabilmente anche a causa di una complessa
gestione burocratica nelle prescrizioni”.
“Se le nuove molecole hanno mostrato un’unica grande comune efficacia e la
sicurezza dovuta alla riduzione del rischio emorragico – afferma Luigi
Padeletti, Presidente AIAC e Ordinario di Malattie Cardiovascolari
dell’Università degli Studi di Firenze – per la classe medica è
importante poter sapere quale impatto abbiano questi farmaci nella pratica
clinica, in funzione del diverso profilo di rischio”.
Diverse sono, infatti, le questioni aperte dibattute durante il Convegno.
“Partendo dagli aspetti fisiopatologici e passando attraverso l’analisi dei
recenti trial che hanno testato l’efficacia e la sicurezza delle nuove molecole
– aggiunge Padeletti - la comunità medico scientifica deve trovare una linea
comune su alcuni aspetti come la selezione dei pazienti, i dosaggi, le modalità
dello switch rispetto agli antagonisti della vitamina K, la gestione
procedurale in chirurgia generale, in caso di estrazioni dentarie, in
concomitanza con cardioversione elettrica, ecc.”
Un’altra questione aperta riguarda la gestione del paziente in trattamento
anticoagulante orale. Con i farmaci “tradizionali” i pazienti hanno come
riferimento i Centri TAO. E con il nuovi farmaci?
“Sicuramente oggi è necessario ‘educare’ sia il paziente che il medico nella
gestione del follow-up di questa terapia – afferma Bovenzi – come il controllo
della funzionalità renale e dei parametri generici della coagulazione”.
“Per concludere – aggiunge Padeletti – in Italia ci sono 2 milioni di persone
che soffrono di Fibrillazione Atriale, soprattutto anziani. Si tratta di un
aspetto di sanità pubblica rilevante su cui è importante soffermarsi, facendo
opera di sensibilizzazione sia a livello di classe medica, che di opinione
pubblica, per riuscire a colmare più rapidamente possibile, anche grazie ai nuovi
farmaci, il gap ancora esistente tra necessità di profilassi e reale
trattamento”.
Fonte: Pharmastar Il Giornale on line sui farmaci, 25/02/2014
http://www.pharmastar.it/