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Rapporto Next

Come affrontare le malattie neurologiche nel terzo millennio

17 Marzo 2022

Il rapporto

I numeri delle malattie neurologiche parlano da soli. In Italia il 12 per cento della popolazione soffre di emicrania, ogni anno si verificano 200 mila casi di ictus cerebrale, i pazienti affetti da epilessia sono circa 500 mila, mentre la malattia di Parkinson oggi interessa 250 mila persone, destinate a raddoppiare nei prossimi anni. Inoltre, l’Italia con 120 mila persone affette da sclerosi multipla e 1.800-2mila nuovi casi l’anno è considerata area ad alto rischio per questa malattia rispetto ad altri Paesi d’Europa. Da noi, infine, le malattie neurologiche rare presentano una prevalenza di 5 casi per 100mila abitanti. Infine, c’è il caso dell’Alzheimer, che oggi colpisce 600 mila persone e la cui incidenza passerà dai 204.584 nuovi casi all’anno del 2020 ai 288.788 del 2040.

Questi dati indicano una complessità delle malattie neurologiche tale da spingere la Società Italiana di Neurologia (SIN) a chiedere l’istituzione di un Tavolo interistituzionale permanente per la stesura di un piano nazionale per il riordino del settore e il disegno delle future strategie per la neurologia.

Le direttrici per il rinnovamento dell’assistenza neurologica italiana sono indicate dalla SIN nel Rapporto Next - Neuroscience Exploring Tomorrow 2021, realizzato in collaborazione con Roche Italia.

«Per rispondere adeguatamente alle molteplici istanze è necessario agire su quattro diversi livelli: aumentare il numero dei neurologi, potenziare le Unità Operative Complesse di Neurologia, incrementare a cinque anni la durata della scuola di specializzazione in neurologia, aumentare i centri di eccellenza per il trattamento delle patologie neurologiche con copertura omogenea del territorio nazionale», ha dichiarato Gioacchino Tedeschi, past president della Società Italiana di Neurologia.

Una spinta verso il futuro della neurologia viene dalla digital health, che non è limitata alla telemedicina, dove si sono compiuti enormi progressi, ma si serve anche della genomica e dell’intelligenza artificiale. In Italia però si stenta ad abbracciare le innovazioni, in tutti i soggetti c’è ancora una certa diffidenza verso le tecnologie digitali applicate alla medicina.

«C’è la necessità di far comprendere non solo agli utilizzatori finali ma anche ai decisori politici, le enormi opportunità della digital health che consente di ridurre i carichi di lavoro, di aumentare l’efficienza e di ottimizzare i costi. Ma è anche utile realizzare una sorta di cartello sulle malattie neurologiche in chiave digitale che favorisca la condivisione delle esperienze e consenta di elaborare modelli comuni da proporre agli organismi istituzionali, oltre che promuovere le partnership pubblico-privato che hanno dimostrato di essere una carta vincente nello sviluppo dei vaccini anti-Covid19», sottolinea Luca Pani professore dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Fonte: HealthDesk articolo di redazione 10 marzo 2022

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