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Riflettori accesi su Ictus e Covid

01 Febbraio 2021

Roma, 11 febbraio 2021 – Molte recenti casistiche sia nazionali che internazionali hanno acceso i riflettori sul rapporto tra pandemia da Covid-19 e ictus cerebrale (patologia che nel nostro Paese rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, colpendo quasi 150.000 italiani all’anno). L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e le conseguenti problematiche organizzative hanno determinato grandi difficoltà nella cura dei pazienti con ictus acuto, senza considerare che molte persone, spaventate dal possibile rischio di contagio in Pronto Soccorso o nei Reparti, hanno proprio evitato di rivolgersi ai servizi di emergenza anche in presenza di chiari e riconoscibili sintomi di ictus. Un comportamento che di fatto ha causato una minore ospedalizzazione (fino al 50% di ricoveri in meno) o comunque un ritardo nella possibilità di intervenire. Ma un intervento in ritardo o addirittura un mancato intervento possono peggiorare una prognosi e causare, quindi, esiti più invalidanti della malattia vascolare cerebrale.

La stessa infezione da SARS-CoV-2, determinando un aumento della coagulabilità del sangue, comporta un rischio di ictus ischemico, con una frequenza che raggiunge il numero di 8 pazienti su 100 affetti da Coronavirus. In particolare, gli ictus che avvengono nei soggetti colpiti da questa malattia infettiva sono di maggiore gravità rispetto a quelli dei soggetti non-Covid.

Uno scenario drammatico, descritto non solo in Italia, ma anche in Europa e in molti altri Paesi, che è tale da causare un danno notevole per la salute delle persone colpite da ictus.

“I fattori presi in considerazione, quali la mancata segnalazione di ictus, il ritardo con cui si chiama il 112 e avviene il trasporto in ospedale, l’aumento della frequenza di ictus direttamente collegata all’infezione da Covid e la gravità degli ictus nelle persone positive a questa malattia virale, hanno comportato un risultato molto negativo in termini di esiti clinici – dichiara il Dottor Massimo Del Sette, Direttore S.C. Neurologia presso E.O. Ospedali Galliera di Genova. Non sono ancora disponibili in letteratura dati sulla prognosi a lungo termine dei pazienti che sventuratamente hanno presentato un ictus nel corso della pandemia, ma è verosimile aspettarsi un aumento delle persone con disabilità post-ictus nei prossimi mesi”. E parliamo di un numero decisamente importante perché In Italia le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili.  

“Obiettivo della nostra Federazione – dichiara Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) – è ribadire che le persone colpite da ictus continuano ad avere percorsi ad hoc. E’ necessario che, anche in questo periodo, non si verifichi un ulteriore calo degli accessi al Pronto Soccorso di chi manifesta sintomi che possono essere “campanelli d’allarme” riconducibili a questa patologia: le Unità Neurovascolari o Centri Ictus (Stroke Unit) sono riuscite fin dall’inizio a rispondere al meglio alla situazione di emergenza, garantendo percorsi diagnostici e terapeutici efficienti ed efficaci; hanno inoltre gestito i pazienti in totale sicurezza, istituendo corsie specifiche per il Covid e mantenendo un distanziamento sicuro durante tutto il percorso clinico assistenziale”.

Non dimentichiamo che l’ictus è una patologia tempo-correlata: i risultati positivi che possono essere ottenuti grazie alla disponibilità delle terapie accessibili (trombolisi e trombectomia meccanica) dipendono, infatti, dalla tempestività con cui si interviene. È dunque fondamentale riconoscere il prima possibile i sintomi e chiamare immediatamente il 112 in modo da poter arrivare velocemente nell’Ospedale dotato del Reparto più idoneo ai trattamenti. In questo modo è infatti possibile ridurre il rischio di mortalità, ma soprattutto gli esiti di disabilità, spesso invalidanti, causati da questa malattia.

A.L.I.Ce. Italia Odv ricorda ancora una volta quali sono i sintomi che vanno riconosciuti tempestivamente:

  • non riuscire a muovere o muovere con minor forza un braccio o una gamba o entrambi gli arti dello stesso lato del corpo
  • avere la bocca storta
  • non riuscire a vedere bene metà o una parte degli oggetti
  • non essere in grado di coordinare i movimenti o di stare in equilibrio
  • non comprendere o non articolare bene le parole
  • essere colpito da un violento e molto localizzato mal di testa, diverso dal solito

Bisogna in ogni caso sempre tener presente che le persone con patologie croniche, quali quelle con esiti di ictus, sono le più fragili (spesso per età e per multimorbilità) e per questo devono prestare la massima attenzione per ridurre i rischi di contagio, senza abbandonare i percorsi di cura, tenendo sempre sotto controllo la malattia con l’assunzione in modo corretto delle terapie prescritte e rispettando tutte le regole e le raccomandazioni di prevenzione, tra cui l’adozione di stili di vita sani.

Per maggiori informazioni www.aliceitalia.org

A.L.I.Ce. Italia Odv è una Federazione di associazioni di volontariato diffuse su tutto il territorio nazionale, oltre 80 tra sedi e sezioni regionali e locali, senza scopo di lucro, democratiche, apolitiche le quali, pur autonome e indipendenti nelle proprie attività, collaborano al raggiungimento di comuni obiettivi statutari a livello nazionale, tra cui: diffondere l’informazione sulla curabilità della malattia, sul tempestivo riconoscimento dei primi sintomi e sulle condizioni che ne favoriscono l’insorgenza anche attraverso i media; sollecitare gli addetti alla programmazione sanitaria affinché provvedano ad istituire centri specializzati per la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle persone colpite da ictus e ad attuare progetti concreti di screening; tutelare il diritto dei pazienti ad avere su tutto il territorio nazionale livelli di assistenza, uniformi ed omogenei.

Loro peculiarità è quella di essere le uniche ad essere formate da persone colpite da ictus, dai loro familiari e caregiver, da neurologi e medici esperti nella diagnosi e trattamento dell'ictus, medici di famiglia, fisiatri, infermieri, terapisti della riabilitazione, personale sociosanitario e volontari.

A.L.I.Ce. Italia è membro della WSO, World Stroke Organization e di SAFE, Stroke Alliance for Europe, organizzazioni che riuniscono le Associazioni di persone colpite da ictus a livello mondiale ed europeo, diffondendo linee guida per la prevenzione, la miglior cura e la riabilitazione dell’ictus, oltre che delle Società Scientifiche ISO, Italian Stroke Organization ed ESO, European Stroke Organization.

Nel 2016 A.L.I.Ce. Italia ha promosso la costituzione dell’Osservatorio Ictus Italia insieme all’Intergruppo Parlamentare sui Problemi Sociali dell’Ictus, ISO, ESO, ISS - Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Dismetaboliche e dell’Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità e SIMG - Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie. L’Osservatorio opera per favorire una maggiore consapevolezza sulle problematiche legate all’ictus a livello istituzionale, sanitario-assistenziale, scientifico-accademico e sociale, in particolare sulle modalità di prevenzione e di cura di tale devastante malattia e si pone, come obiettivo condiviso, quello di far adottare in tutto il Paese criteri scientificamente basati e uniformi in materia.

Nel novembre 2017, grazie all’azione di A.L.I.Ce. Italia e dell’Intergruppo Parlamentare sui Problemi Sociali dell’Ictus, la XII Commissione Affari Sociali della Camera, ha approvato la Risoluzione sulla diagnosi e la prevenzione dell’Ictus cerebrale: Governo e Parlamento sono chiamati a promuovere e sostenere il più appropriato ed avanzato sistema di cura per l'ictus su tutto il territorio nazionale.

A.L.I.Ce. Italia, promotrice e in prima linea fin dall’inizio nel contribuire alla definizione di questo documento di straordinaria rilevanza, avrà adesso il compito di stimolare e monitorare l'impegno dei servizi sanitari regionali nell'applicazione e nella rapida implementazione organizzativa delle misure specifiche, declinate in 19 punti, la cui attuazione è stata già promossa a livello del Governo nazionale.

Nel dicembre 2018, l’Osservatorio Ictus ha presentato alla Camera i risultati del “Rapporto sull’Ictus in Italia. Una fotografia su prevenzione, percorsi di cura e prospettive”, che offre per la prima volta una descrizione completa della patologia nel nostro Paese. Nel dicembre 2019, infine, l’Osservatorio Ictus ha presentato il “Manifesto sociale contro l’ictus”, una call to action in 10 mosse per richiamare l’attenzione delle Istituzioni sul lavoro fondamentale ancora da fare, con la necessità di far collaborare Istituzioni, cittadini e società scientifiche.

ALICe

A.L.I.Ce. Italia ODV

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