Novità scientifiche

Triage in Pronto soccorso, addio ai codici colore e infermieri protagonisti

31 Marzo 2016

    L’ultima bozza delle linee guida sul triage intraospedaliero

Anteprima.
I quattro codici colore in soffitta e maggiore autonomia per gli infermieri. Il documento che aggiorna le linee guida sul triage ospedaliero, ora alla firma della Dg Programmazione del ministero della Salute, punta sulla revisione dei percorsi di accesso alle cure in emergenza, su tempi certi per l’assistenza ai cittadini, sulla valorizzazione del nursing, che potrà anche somministrare farmaci, e sull’umanizzazione delle cure.


I contenuti.
Addio ai quattro codici colore - bianco, verde, giallo e rosso - per l'accesso alle cure in pronto soccorso. E pieno riconoscimento dell'autonomia degli infermieri, che se autorizzati potranno somministrare farmaci, fare prelievi e iniziare una serie di trattamenti. Il “triage”, cioè l'assegnazione del grado di priorità ai pazienti che approdano in ospedale in condizioni d'emergenza, cambierà volto.
La mini-rivoluzione è scritta nel documento di revisione delle linee guida sul triage intraospedaliero, ferme al 2001. Un tavolo di lavoro ministero della Salute-società scientifiche ha preso atto di un'intera società che cambia e di cui il pronto soccorso è specchio fedele: i nuovi bisogni assistenziali, l'invecchiamento della popolazione, i tempi d'attesa infiniti e diversi da regione a regione e tra un'azienda sanitaria e l'altra, le difficoltà di gestire il sovraffollamento nelle sale d'attesa, la possibilità di dirottare i pazienti meno gravi sul territorio. Gli attuali codici colore, che in più oggi rischiano di sovrapporsi ai codici assegnati per categorie specifiche - dall'“argento” per gli anziani al “rosa” per le vittime di violenza - non erano più adeguati.


I nuovi codici.
Quando le nuove linee guida, per il momento alla firma della direzione generale del ministero dopo due anni di concertazione, incasseranno il via libera della conferenza stato-regioni, chi arriverà in pronto soccorso si vedrà assegnare nel giro di 5 minuti da infermieri “esperti” nel triage - che cioè avranno seguito una formazione specifica - un codice numerico di priorità, da 1 a 5 su una scala decrescente. Il codice “1” riservato alle emergenze, per i casi di interruzione o compromissione di una o più funzioni vitali; il “2” per le urgenze, quando cioè si constata un rischio di compromissione delle funzioni vitali ma la condizione del paziente è stabile pur se con rischio evolutivo o dolore severo; il “3” riservato alle urgenze differibili, dove le condizioni sono stabili ma servono prestazioni complesse; il “4”, urgenza minore, che richiede prestazioni diagnostico-terapeutiche semplici mono-specialistiche. Infine, ci sono le “non urgenze”, che corrispondono agli attuali codici bianchi e che sono “smaltibili” entro un massimo di 4 ore.

La tempistica.
Perché anche nel dettaglio della tempistica entrano le nuove linee guida e questa è un’altra importante novità in arrivo: con la revisione le urgenze non potranno aspettare più di 15 minuti, mentre gli ex “codici verdi”, spacchettati in livello “3” e “4” tra urgenze differibili e minori, andranno trattati rispettivamente entro al massimo 60 o 120 minuti.Durante il tempo in cui aspetta - e qui le linee guida elencano un “libro dei sogni”  (vedi articolo seguente), almeno per molti pronto soccorso di oggi, in cui sono previsti ambienti per l’accoglienza, aree deputate al triage, sale d’attesa post triage pensate per bambini, anziani e disabili e altre sale d'attesa per pazienti autosufficienti e per i loro accompagnatori - l’utente sarà continuamente “rivalutato”: una modifica nelle sue condizioni comporterà l’aggiornamento del triage. Che nei grandi ospedali spetterà a infermieri dedicati in via esclusiva a questa funzione di rivalutazione e sorveglianza. Più in generale, nelle strutture che registrano più di 25mila accessi in pronto soccorso l’anno, il triage andrà sempre affidato a infermieri dedicati a questa funzione in via esclusiva.

La formazione.
La formazione è tutto: diventerà infermiere di triage chi avrà già lavorato in pronto soccorso per almeno 6 mesi e solo dopo un corso teorico di almeno 16 ore e un periodo di affiancamento di almeno 36 ore con un tutor esperto. Poi, c’è l’aggiornamento continuo e la frequenza di corsi specifici, come quelli sul soccorso pediatrico per chi tratterà le urgenze nei bambini, per cui sono previste attenzioni particolari come il trattamento del dolore pediatrico.
Sono queste le condizioni per ufficializzare anche modelli fino a oggi solo sperimentati a livello locale, come il toscano “see and treat”, pensato per le urgenze minori: l’infermiere esperto valuta, in autonomia, l’appropriatezza dell’accesso e avvia tutte le procedure previste dai protocolli di presa in carico, fino alle dimissioni.

Fonte: Sole 24 Ore Sanità articolo di Barbara Gobbi 31 marzo 2016
Cliccare qui per allegato PDF del Ministero della Salute

Triage Intraospedaliero
Aggiornamento Linee Guida
Documento di proposta di aggiornamento delle Linee Guida sul Triage Intraospedaliero (Accordo in Conferenza Stato-Regioni 25 ottobre 2001*)
 Direzione generale della programmazione sanitaria

*“Linee Guida su - Triage intraospedaliero - valutazione gravità all’ingresso-e chirurgia della mano e microchirurgia nel sistema dell’emergenza -urgenza sanitaria” (G.U. Serie Generale, n. 285 del 07 dicembre 2001).


Purché il nuovo Pronto soccorso non resti un libro dei sogni

Due anni fa il documento che riscrive i criteri di triage era praticamente pronto. Oggi è ancora in fase di ultima limatura e si spera che la firma del ministero arrivi quanto prima, così come il successivo via libera in Stato-Regioni. I tempi “biblici” si spiegano, almeno in parte, con la complessità di un sistema che non è solo un “pezzo” dell’ospedale, ma ne è il biglietto da visita: i pazienti arrivano più o meno malconci, comunque bisognosi di assistenza, in strutture in cui il Servizio sanitario nazionale, l’organizzazione della sanità regionale e la gestione della singola struttura devono dare il meglio di sé. Cosa che purtroppo, come ben sanno i cittadini e gli stessi operatori sanitari, spesso non accade. Per questo ora è tempo di cambiare e ciò spiega, anche, il fatto che il documento di revisione del triage sia stato ampliato nel tempo e arricchito di tanti capitoli cruciali: dall’umanizzazione delle cure, con l’assistenza ai pazienti più fragili, all’attenzione alla pediatria, dall’integrazione delle indicazioni sull’Obi e alle raccomandazioni sul sovraffollamento, ultimo tema che le società scientifiche hanno chiesto di inserire.

Ce n’è abbastanza per caricare un testo solo apparentemente snello di molte responsabilità. Forse troppe, soprattutto se non si provvederà presto a completare altri tasselli drammaticamente carenti del puzzle delle cure. Come l’assistenza sul territorio, il pilastro su cui dovrebbe poggiare l’offerta ai pazienti che dal pronto soccorso vengono dimessi senza però poter tornare direttamente a casa. O come la ridefinizione precisa del quadro di responsabilità: le nuove linee guida ancora in bozza celebrano l’autonomia dell’infermiere, la sua centralità nel processo di presa in carico del paziente e la sua partecipazione al percorso diagnostico assistenziale, così come la possibilità di trattarlo direttamente in determinati casi. E il pronto soccorso è già oggi il luogo di massima integrazione tra medici e nurse. Per forza di cose, ma non solo. Il punto è che sotto il profilo della responsabilità e delle ormai leggendarie “competenze”, bisogna che ministero e Parlamento si rimbocchino le maniche. E chissà che proprio l’avanguardia Pronto soccorso non faciliti il loro lavoro.

C’è poi tutto il capitolo umanizzazione delle cure: qui il libro dei sogni raggiunge vette alte. Per carità, trovare ambienti dedicati e confortevoli, spazi separati per caratteristiche dei pazienti, informazioni chiare e costantemente aggiornate, mediatori culturali, personale preparato ad affrontare le disabilità psichiche, volontari sorridenti e utili e magari anche un’assistenza psicologica durante l’attesa, è quanto come pazienti

tutti desideriamo. Le nuove linee guida considerano a tutti gli effetti questo elemento come “un aspetto” del piano assistenziale. Non siamo all’anno zero ma ancora il traguardo è ben lontano. Perché diventi, subito, più vicino, è opportuno che quanto scritto sulla carta passi almeno per le firme necessarie a riavviare un percorso.

Fonte: Sole 24 Ore Sanità articolo di Barbara Gobbi 31 marzo 2016

A.L.I.Ce. Italia ODV

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