“Up Again After Stroke” – Una vita dopo l’Ictus è possibile
Il 29 ottobre si celebra la XIV Giornata Mondiale
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“Up Again After Stroke” è il tema scelto dalla World Stroke Organization (Organizzazione Mondiale dell’Ictus Cerebrale) e fatto proprio dall’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale - A.L.I.Ce. Italia Onlus - in occasione della la XIV Giornata mondiale contro questa patologia che si celebra, come ogni anno, il prossimo 29 ottobre. L’ictus cerebrale è una malattia grave e disabilitante che colpisce ogni anno nel mondo circa 15 milioni di persone e nel nostro Paese circa 150.000; quelle che sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi almeno 800.000.
L’ictus è un evento improvviso, inatteso, traumatico di fronte al quale è normale sentirsi sconfortati e increduli e che ha un forte impatto non solo sulla persona colpita, ma anche sulla sua famiglia. Ed è quando si torna a casa, dopo un periodo di riabilitazione che nelle regioni più attrezzate può variare dai 40 giorni ai due mesi, che ci si trova ad affrontare realmente la nuova situazione. In questa fase così delicata, i sopravvissuti e le loro famiglie spesso sono soli ad affrontare un impegno che non è soltanto pratico ed emotivo, ma anche economico. I servizi socio-sanitari e sociali non riescono a supportare tutti coloro che necessitano di cure e si genera una situazione di sofferenza sia per le persone colpite (in particolare gli anziani) sia per i caregiver, soprattutto alla luce del fatto che un caregiver su 5 è anziano a sua volta.
Desideriamo che la persona colpita da ictus e la sua famiglia siano consapevoli di non essere sole. Queste persone devono sapere che esistono organizzazioni dedicate, come la nostra, che possono fornire informazioni sia creando una rete di contatto con chi purtroppo ha già vissuto la stessa esperienza, sia impegnandosi nella ricerca di soluzioni che, in modo sostenibile, assicurino la disponibilità d’interventi terapeutici altamente specializzati, una maggiore efficacia delle cure e di conseguenza un miglior investimento delle risorse disponibili.
Per le persone colpite da ictus è, dunque, fondamentale che siano organizzate al meglio le reti di supporto: nella fase cronica della malattia, è principalmente la famiglia che ha la responsabilità di prendere decisioni molto impegnative, quali, ad esempio, utilizzare ancora qualche servizio della sanità pubblica oppure rivolgersi a servizi privati o a personale retribuito. Più della metà di chi sopravvive ad un ictus presenta un grado di handicap tale da aver bisogno di assistenza domiciliare e supporto continuativi da parte di qualcuno a lui totalmente dedicato, che molto spesso è il caregiver familiare. Sono, queste, figure speciali che spesso restano discretamente nell’ombra, che si auto-organizzano per far fronte ai bisogni di assistenza dei propri cari non più autonomi; e il ricorso a badanti regolari non è molto diffuso, specialmente al Sud.
In occasione della Giornata Mondiale, A.L.I.Ce. Italia Onlus illustra i fattori di rischio che causano ben il 90% degli ictus: ipertensione arteriosa, scarsa attività fisica, cattiva alimentazione, colesterolo, obesità, fumo, consumo eccessivo di alcol, fibrillazione atriale, diabete e scarsa educazione alla salute. L’Associazione è attiva sia sul fronte della prevenzione sia su quello del post-ictus. Proprio il 29 ottobre si chiuderà a Roma “Riprenditi la vita”, la campagna di informazione sulla Fibrillazione Atriale e sull’importanza di tenerla sotto controllo per evitare ictus invalidanti. Obiettivo dell’iniziativa è stato quello di estendere il messaggio di prevenzione all’intera popolazione, diffondendolo sul territorio, informando il pubblico sui fattori di rischio dell’ictus, sul pericoloso legame con la Fibrillazione atriale, sulle diverse opzioni terapeutiche a disposizione e sulle limitazioni che derivano da questa patologia. Altro tema molto importante è quello della riabilitazione post-ictus, aspetto fondamentale che purtroppo però, nel nostro Paese, viene applicato in modo disomogeneo e frammentario, con inevitabili e gravi ripercussioni sia sul paziente che sulle famiglie. La riabilitazione costituisce un approccio terapeutico fondamentale, a partire dalla fase acuta, per migliorare gli esiti nel paziente colpito da ictus e per restituirgli la maggiore autonomia possibile, anche per evitare le complicanze causate dalla immobilità.